Riserva Canini
Little Bang

Un percorso di laboratori e uno spettacolo attorno al tema della
Creazione dell’Universo

partner che sostengono e accompagnano il percorso di creazione

Campsirago Residenza (LC)
Teatro Comunale di Antella (FI)

La Terra Galleggiante/Teatro del Lavoro di Pinerolo (TO)

tutor nell’ambito della Residenza presso La Terra Galleggiante _ Alberto Zoina / Compagnia I Tiriteri


appuntamenti del progetto:
- Residenza di Creazione presso
Campsirago Residenza dal 17 al 21 aprile 2015
- Presentazione “Primo Studio” al Pre-meeting di IETM il 22 aprile 2015 presso
Campsirago, (LC) ore 17
- Maggio/novembre 2015 laboratori di incontro coi bambini.
- residenza di creazione presso La Terra Galleggiante/Teatro del Lavoro -
Pinerolo dal 20 al 30 settembre 2015
- restituzione al pubblico 29 settembre presso
La Terra Galleggiante/Teatro del Lavoro
- laboratori presso le classi 3° primaria di
Abbadia, Buriasco e Pinerolo 16,17 e 18 dicembre 2015
- Dicembre 2015/Gennaio 2016 – Ciclo di laboratori e residenza di creazione presso
Teatro Magnolfi di Prato.
- Debutto previsto presso teatro
Magnolfi di Prato tra fine gennaio e inizio febbraio 2016
- Presentazione dello spettacolo presso il
Teatro del Lavoro/Pinerolo il 2 aprile 2016
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IL TEMA

Se escludiamo i bambini, ben pochi di noi spendono molto tempo a chiedersi perché la natura sia così com’è. Da dove sia venuto il cosmo o se esista da sempre, se un giorno il tempo comincerà a scorrere all’in­dietro o se mai potrà accadere che gli effetti precedano le cause. Sono domande legittime e affatto scontate, che tuttavia raramente prendiamo in seria considerazione.
In pratica, si potrebbe dire che viviamo la nostra vita quotidiana senza comprendere quasi nulla del mondo. Ma prendendo a prestito le parole di Carl Sagan, uno dei più brillanti e accreditati astrofisici del secolo scor­so, “ci sono bambini – e io ne ho conosciuto qualcuno- i quali vorrebbero sapere che aspetto hanno i buchi neri, quale sia il pezzo più piccolo di materia, perché ricordiamo il passato e non il futuro. Come mai, se in passato ci fu il caos, oggi non regni un caos ancora maggiore. E perché esiste un Universo.”
Il progetto che abbiamo costruito è rivolto a tutti quei bambini attratti da queste grandi domande, nella con­vinzione che essi siano la -quasi- totalità.
Ad animarci, naturalmente, non è stata la pretesa di fornire loro delle risposte definitive sull’argomento, compito arduo persino per gli scienziati più illustri, quanto la volontà di proporre un percorso che da una parte possa condividerne la fascinazione e il mistero e dall’altra fornirgli alcuni strumenti che, messi a con­tatto con questi temi “incandescenti”, possano arricchire il loro bagaglio espressivo . Al pari di un’ équipe di ricercatori, facendo tesoro delle conoscenze scientifiche e dei miti cosmogonici, ci domanderemo, cerchere­mo e costruiremo ipotesi attorno all’origine dell’Universo, con la profonda convinzione che qualsiasi forma di conoscenza si sviluppa grazie al potere dell’immaginazione.

LE FONTI

Little Bang prende le mosse da un vasto percorso di letture: partendo dal “Big Bang ai buchi neri” di Hawking, attraverso la “Genesi”, il “Tao della Fisica” di Capra, “il Mulino di Amleto” di De Santillana , siamo infine approdati agli affascinanti scenari delle “Nuove Cosmicomiche” di Italo Calvino. Qui ci sia­mo fermati e, nutrendoci dei racconti fantastici di Italo Calvino, abbiamo pian piano compreso il centro del nostro progetto.
Le “Cosmicomiche” di Italo Calvino sono una raccolta di racconti umoristici e paradossali relativi all’Uni­verso, pubblicati in Italia tra il 1964 e il 1965. Montale li ha definiti una sorta di “fantascienza al contrario”, perché proiettata verso il più oscuro passato e non verso le conquiste della scienza futura. Come esploratori di un antico e sconosciuto passato, abbiamo dunque attinto a piene mani dall’ approccio metodologico con cui l’autore reinterpreta e reinventa le origini dell’universo: “Mi sono proposto di lasciare parlare, in margi­ne al discorso della scienza d’oggi l’immaginazione mitica dell’uomo primitivo che è sepolto in noi. Ossia di lasciare che crescano delle specie di nuovi miti cosmogonici, nutriti delle ultime teorie.”
A partire da queste sue parole ci siamo lasciati trascinare per mano sin nelle più recondite profondità della galassia e abbiamo tentato di far nostra la lezione secondo cui interrogarsi sull’origine dell’Universo signifi­ca prima di tutto immaginare.

L’IMMAGINAZIONE COME LINEA GUIDA DEL PROGETTO

L’immaginazione, troppo spesso relegata a forma di pensiero non-esatta, presso gli antichi ha sempre ac­compagnato la percezione del reale ed è stata coltivata come primo strumento di conoscenza. Giorgio De Santillana ne dà brillante testimonianza nel suo saggio “Il Mulino d’Amleto” dove vengono ripercorsi e ana­lizzati i miti delle origini: ne risulta, come in uno straordinario affresco, quanto le conoscenze a cui l’uomo era giunto sin dai primordi della sua cultura, attraverso la sola intuizione immaginifica, fossero affini con la scienza moderna.

D’altra parte non c’è da stupirsi: persino ai giorni d’oggi, in ambito puramente scientifico, immaginare per ipotesi è il primo passo per tutti quegli scienziati, fisici e astrofisici, che si accingono ad elaborare una nuova teoria.
Diventa allora interessante rilevare che ancora oggi, come ieri, qualsiasi teoria nell’ambito della fisica e dell’astrofisica è sempre provvisoria. Per quante volte i risultati di esperimenti siano stati in accordo con una teoria, non si può mai essere sicuri di non ottenere la prossima volta un risultato che la contraddica. In altre parole, non può mai essere provata.

La teoria del Big Bang non esula da questo principio: sebbene sia ad oggi la più accreditata, è sempre e solo una teoria, un’ipotesi. Ed ecco che allora l’origine dell’Universo sembra destinata a restare un enigma. Un mistero che ci riguarda da vicino e su cui, da più di diecimila anni, la cultura umana immagina, ipotizza, suppone.

Come sembrano suggerirci De Santillana e Calvino -il primo sotto forma di saggio e il secondo attraverso la sua illuminante rielaborazione letteraria- per andare a caccia di risposte a volte è necessario piegare lo sguar­do all’interno delle cose, perché là, nel fondo, c’è una “preistoria” che ci chiama per farsi contemplare.
Per far sì che questo accada, seguendo la lezione degli antichi, è necessario mettere in campo una facoltà che è prima della parola, che il più delle volte non risponde ad una logica analitica, ma che è appunto incarnata dall’immaginazione.
Giunti a questa conclusione, ci è sembrato che i compagni di viaggio più adatti per questa avventura non potessero che essere i bambini.
Ai giorni nostri sono loro, infatti, quel gruppo minoritario di pensatori che condividono con i nostri avi quel­la capacità di tenere insieme saperi diversi -scienza, storia, filosofia, arte- e di coniugarli attraverso la loro feconda capacità immaginativa.

LINGUAGGIO E TECNICHE UTILIZZATE NELLO SPETTACOLO

L’intero spettacolo prenderà vita a partire dalla materia informe -qualsiasi essa sia- che conformemente alle sue qualità si presterà per dar corpo alla nostra visione.
Prenderemo le mosse da un punto di partenza invisibile, un essere, un’entità , ora corpuscolo di luce, ora cellula, ora mollusco, una presenza vivente insomma, polimorfica e in continua trasformazione.
Il nostro protagonista sarà una creatura nello spazio infinito e primordiale, che si trasforma a seconda degli eventi fisici e degli scenari cosmici di cui è testimone. Ma, in fondo, è sempre la stessa entità, perché -come lo stesso Calvino afferma- “si sa che gli universi si fanno e si disfano, ma è sempre lo stesso materiale che gira”.
E saranno allora proprio i “materiali” gli interpreti di questo “io” : dall’argilla fresca al cellophane, dalla carta alla farina.
Materiali che grazie alle loro qualità intrinseche ben si prestano, come degli attori già tagliati per la parte, a raccontare le dinamiche del cosmo, suggerirle, evocarle.
A volte in micro, come in un modellino scientifico, altre volte in macro, come dietro una lente d’ingrandi­mento. Tutto prenderà vita attraverso l’interazione del nostro corpo con la materia visibile, come in un pro­cesso di apprendimento in cui è solo toccando, manipolando e osservando che le cose accadono e si offrono alla comprensione. Ma una comprensione fatta di consistenze, rumori, pesi e leggerezze. Per questo ci piace definire questo spettacolo come un percorso percettivo, una sorta di Teatro della materia prima, in cui ad esser percepite saranno la vita e la qualità delle materie, la loro bellezza e la loro natura.

COM’ È ARTICOLATO IL PERCORSO

“Little Bang” è un percorso di lavoro che affianca all’obiettivo della creazione performativa quello dell’esperienza di laboratorio e di incontro con i bambini ed è articolato in due distinte fasi di lavoro.

LO SPETTACOLO

Lo spazio scenico dello spettacolo sarà una sorta di galleria d’arte povera sull’universo fatta dai bambini, il solo attore di questo spettacolo sarà la maschera che conduce gli spettatori attraverso questa galleria.
L’esposizione sarà articolata in diverse aree tematiche e diverse “tecniche artistiche” , in cui le opere saranno corredate di cartellino con titolo, nome dell’autore e indicazione dell’età e della città di provenienza. Ci sa­ranno opere individuali così come opere collettive, alcune più piccole e altre più ingombranti, alcune opere prevedranno una interazione , da un semplice audio da ascoltare, a un meccanismo da azionare a un testo da leggere. Saranno allestite usando tutti gli spazi a disposizione nel luogo che ci ospita, dal foyer, al corridoio, dalla biglietteria alla sala stessa, eccetto il palco.
Sul palco infatti verrà allestita l’opera finale, verso la quale naturalmente tutto il pubblico convergerà seden­dosi in platea o nelle sedute allestite attorno all’opera.
Quando il pubblico, con tutto il tempo che richiede la visita alla mostra, si sarà riunito sulle sedie e si sarà accomodato, allora le luci si abbasseranno in sala e la voce registrata (cha già ha accompagnato alcuni mo­menti della mostra) dirà :
“Dopo essere passati attraverso lo spazio, la luce, la materia e il tempo i nostri ricercatori sono approdati all’inevitabile domanda: come comincia tutto quanto? L’opera a cui state per assistere è un’ipotesi che tenta di rispondere a questa grande domanda: ecco a voi Little Bang.”
Allora si alzano le luci sul palco e prende vita l’installazione. Tra i suoi elementi c’è anche un ventilatore che si aziona ma dopo pochi istanti il ventilatore si inceppa e la maschera è costretta a salire sul palco per cercare di risolvere il problema, durante questo tentativo un po’ goffo e nervoso, davanti agli occhi di tutti, la maschera sbatte la testa contro un punto invisibile di materia sospeso al centro dell’installazione. Il nostro protagonista allora si volta, guarda nel vuoto e piano piano mette a fuoco qualcosa di minuscolo sospeso nell’aria, si avvicina, prende fra le dita questo piccolo punto di luce, lo stacca, e nel far questo, tutto ha ini­zio.
Attraverso l’animazione, la scoperta e l’esplorazione dei materiali presenti in scena, la maschera comincia un viaggio senza parole di incontri: ogni materia infatti si scopre abitata da forme di vita che in modo più o meno evidente alludono a forme di una vita antica, di quell’epoca in cui l’essere umano ancora non esisteva e il cosmo e la natura avanzavano imperiosi nella loro potente evoluzione, animati da una grande e unica presenza di vita in continua trasformazione.

Aspetti multidisciplinarietà e contemporaneità

Il progetto partendo dallo studio teorico delle nozioni base di fisica e di astronomia si propone di porre le stesse a contatto con l’immaginazione dei bambini e con l'elaborazione artistica attraverso l’incontro con i materiali e le tecniche del Teatro Contemporaneo di Figura e di Animazione

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RISERVA CANINI
La Compagnia

Riserva Canini nasce come Compagnia di Teatro nel 2004 e si fonda Associazione Culturale nel 2008, con sede legale a Firenze. La direzione artistica è affidata a Marco Ferro e Valeria Sacco, che ne sono anche i soci fondatori. L’associazione opera nell’ambito dello spettacolo nei settori del teatro, del teatro di figura, delle arti plastiche e della formazione teatrale.
Entrambi i soci fondatori si diplomano all’ Accademia delle Arti dello Spettacolo “Paolo Grassi” di Milano (corso accademico 1999-2002), Marco Ferro in drammaturgia e regia, Valeria Sacco come attrice.

Negli anni successivi alla formazione accademica approfondiscono lo studio e la ricerca del Teatro di Figura e di Animazione lavorando, tra gli altri, con il Teatro Giocovita di Piacenza, con Guido Ceronetti e il Teatro dei Sensibili, mentre all’estero seguono periodi di lavoro e stages con Gyula Molnar (Theatre de Apt, Fran­cia), Hand Spring Puppet Company (School of Speech an Drama of London, Inghilterra), Compagnie Phi­lippe Genty et Marie Underwood (Usnam di Buenos Aires, Argentina), Stephen Mottram (Maaf- Accademia Internazionale).

Le varie produzioni teatrali della Compagnia si differenziano per fasce d’età a cui sono destinate (Teatro per adulti e Teatro ragazzi) e per circuiti in cui sono state distribuite (Teatri di Circuito, Rassegne di Teatro di Fi­gura in Italia e all’Estero, Chapiteaux), ma nell’insieme sono accomunate da un’elaborazione drammaturgica -che è sempre originale- e da uno studio e una ricerca nel campo dell’ Animazione e della Figura.

Queste due componenti, durante la creazione degli allestimenti, interagiscono e si condizionano a vicenda.
Le produzioni della compagnia hanno replicato in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Bulgaria, Turchia, Colombia e Indonesia.

Nel 2014 Riserva Canini ha ricevuto il
Premio Eolo come miglior compagnia di Teatro di Figura in Italia.

La Compagnia dal 2014, grazie al bando triennale di Campsirago Residenza (Lecco), è residente a Palazzo Gambassi, dove svolge laboratori di ricerca e percorsi di formazione. In questi anni, infatti, è impegnata nel­lo sviluppo di una pedagogia sull’Animazione e sulla Figura come strumenti per operare in ambito di forma­zione nel teatro professionale, nel sociale e nel mondo dell’infanzia e dell’ adolescenza.