Teatro o non teatro?

Nell’attività ventennale che la nostra organizzazione svolge sul territorio attraverso l’opera di produzione di spettacoli, organizzazione artistica del festival internazionale di teatro di figura, con la presenza nelle scuole di ogni grado e con il costante impegno di sensibilizzazione delle nuove generazioni verso il teatro e la sua riflessione pedagogico-poetica presente in esso per natura, mancava la gestione artistica di una sede che racchiudesse tutte queste esperienze in una sintesi virtuosa per trarne profitto culturale in modo chiaro e continuativo. Cercare un punto di riferimento, una sede fortemente identitaria, diviene nel contesto culturale attuale un elemento importante per elaborare percorsi artistici di crescita culturale e, secondo noi, anche morale. Siamo determinati, in definitiva, a costruire una macchina culturale in cui lo spazio teatrale (l’open space) divenga il fulcro di iniziative d’arte, motore che trascini in avanti verso l’innovazione, e che in definitiva abbia la capacità di proporre discorsi diversi e paralleli, multiformi e approfonditi, radicati e aperti verso l’esterno. Tutto ciò è fondamentale per una comunità, soprattutto per i ragazzi e i giovani; essi debbono sentire e vedere, capire le realtà teatrali anche se elementi complessi di comunicazione, in modo di affinare il proprio io conoscitivo e non solo annegare nell’adeguamento a proposte semplici, strumentalmente seduttive. Si propone una cultura degna, secondo noi, se si lavora come il contadino con la sua terra: si dissoda, si arricchisce il terreno, si semina, si irriga e poi si attende. Non è un lavoro “fast”, veloce, non è con l’usa e getta delle produzioni e delle programmazioni teatrali che i pubblici, le persone impareranno a rispettare, a rispettarsi. Se una missione vogliamo darla a questo “Teatro del Lavoro”, è quella di non trasformare l’offerta, e la necessità, di teatro in una mera scelta di consumo da supermercato delle anime. In questa considerazione, resistenza bisognosa di sostegno, tutti coloro che credono opportuno dare "gambe" alla cultura e alla poesia non solo sono invitati a partecipavi, ma ne sono elemento imprescindibile.

Damiano Privitera